Intervista ai MoTs

Redazione
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“Promised land” è un brano che in qualche modo parla d’amore, ma non lo fa con le classiche parole. Paragona il destinatario del sentimento ad una terra promessa, quasi impossibile da conquistare. Nel testo si alternano citazioni ispirate alle Sacre Scritture e descrizioni di paesaggi tipici della terra promessa, come il deserto. In mezzo a tutto ciò, emerge la debolezza di chi si lascia inghiottire da un sentimento che lo fa sentire piccolo di fronte a un essere amato, paragonato a Madre Natura. Forse un paragone un po’ azzardato, ma probabilmente descrive una sensazione che a chiunque farebbe piacere provare. Il testo si sposa perfettamente con una musica accattivante e sensuale, come la protagonista del brano supportata da una ritmica che mantiene sempre vivo l’ascolto. La canzone in linea con lo stile elettropop dei MoTs porterà l’ascoltatore a sentirsi, per il tempo della canzone, trasportato nei sentimenti e nei paesaggi di una terra promessa.
 
Attualmente in radio il vostro nuovo singolo “Promised land”. Quale messaggio volete trasmettere e qual è stata la molla che vi ha spinto a scrivere questo brano?
Forse questa canzone è una di quelle che meglio unisce i due lati più caratteristici dei nostri testi. Da una parte ci sono temi sociali, dall’altra quelli più intimisti e legati ai sentimenti. Promise Land unisce entrambi perché, pur parlando chiaramente dell’amore per un’altra persona, descrive questa persona come un luogo di pace che tutti cerchiamo di raggiungere a fatica, anche come società. Effettivamente crediamo che una serena condizione sociale si possa concretizzare solo tramite l’amore e il rispetto che proviamo verso gli altri. Bisogna forse vivere l’amore negli ambiti più piccoli e personali perché si possa poi espandere al resto delle persone.
 
Il testo di "Promised Land" è ricco di metafore e immagini suggestive. Come avete trovato l'equilibrio tra la profondità delle parole e l'accessibilità per il pubblico?
Trovare le parole giuste non è sempre facile ma crediamo che si possa usare parole semplici senza essere banali. In una recente chiacchierata tra di noi siamo finiti a parlare dei Beatles e ci siamo detti che probabilmente, uno dei loro maggiori punti di forza, stava proprio in questa capacità di essere pop ma allo stesso tempo di riuscire a comunicare concetti profondi e spesso anche molto originali e spiazzanti. Logicamente non vogliamo paragonarci a loro ma siamo convinti che è a quel tipo di comunicazione che vogliamo ispirarci. La nostra ambizione è quella di essere capaci di prendere il pubblico per mano, di essere accoglienti, ma anche di riuscire a portarlo lontano, di fargli fare un viaggio inaspettato.
 
Ci sono canzoni che hanno segnato particolarmente il vostro percorso artistico?
Difficile identificarne qualcuna in particolare. Se parliamo di canzoni di altri autori ce ne sono talmente tante che la scelta diventa complessa. Suonerà forse un po’ ruffiano ma crediamo che in Italia ci sia la fortuna di avere una ricchissima e inestimabile produzione di cantautorato, e di altissimo livello. Ogni giorno è possibile scoprire una perla nascosta, una canzone meno conosciuta ma che ci sorprende e ci emoziona. Se invece parliamo di canzoni nostre, risulta comunque difficile ma è più facile legarle ad un ricordo importante. Forse “Jolly Roger” è stata la canzone che ha dato il via ai MoTs, “A Casa Tutto Ok” il nostro primo singolo ad essere pubblicato con un’etichetta discografica che è La Pop, “Godersi La Tristezza” quella che ci ha fatto vincere il premio della giuria al secondo Festival di Rimini ecc.
 
Ci sono progetti collaterali o altre passioni che influenzano la vostra musica?
Essendo persone curiose e appassionate direi che ce ne sono diversi. Hosea è una persona con una grande spiritualità e con un’insaziabile voglia di conoscere nuove filosofie, religioni, culture, e personaggi che siano in grado di aprirgli la mente. A Nichel invece piace diversificare gli ambiti in cui sfogare la propria creatività: che sia nel disegno, nella recitazione, nel montaggio videoecc.
 
Come descrivereste l'esperienza live dei Mots? Qual è l'elemento che pensate renda le vostre esibizioni uniche? Per concludere, vi va di anticiparci qualche progetto futuro?
Purtroppo questa è un’esperienza che ci manca. Al di là di qualche concorso in cui abbiamo potuto cantare le nostre canzoni davanti ad un pubblico non siamo ancora riusciti ad organizzare un vero e proprio live. Ci piacerebbe moltissimo vedere la risposta del pubblico e scoprire se le nostre canzoni lo trascinano come sono capaci di trascinare noi. Per quanto riguarda i progetti futuri onestamente non lo sappiamo bene nemmeno noi, siamo quasi in chiusura con il nostro secondo EP ma da lì in poi ci sarà ancora una nuova fase nella quale vorremmo evolvere ulteriormente. Ci piacerebbe osare un po’ di più e provare a metterci in difficoltà sparigliando le carte.

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