“Con i miei
occhi” è l'EP d'esordio della cantautrice padovana, che ha scelto di
raccontarsi attraverso cinque brani molto diversi. Il denominatore comune? La dimensione di una rock band, l'immancabile
chitarra acustica e il suo timbro di voce scuro e caldo. Quindici minuti di
musica per esplorare se stessi, passando attraverso problemi di cuore,
spensieratezza, insicurezze e l'intero turbine di emozioni che accompagna il
passaggio dall'adolescenza all'età adulta. Con queste canzoni, l'artista vuole
presentarsi in modo diretto e spontaneo, descrivendo ciò che vive con l'unica
verità che conosce: quella dei suoi occhi.
Ciao Sara,
benvenuta. Quale messaggio vuoi trasmettere e qual è stata la molla che ti ha
spinto a produrre il nuovo progetto discografico?
Ho deciso di
pubblicare il mio primo Ep perché finalmente mi sentivo pronta a far uscire dal
cassetto alcune canzoni che erano rimaste lì per un po’. Volevo dare voce ai
pensieri che si erano accumulati e cantarli a squarciagola. “Con i miei occhi”
è, quindi, il mio primo salto nel vuoto, che mi ha aiutato a capire la
direzione da prendere per esprimermi a tutto tondo, nella musica e nella vita. Per
me – spero anche per chi lo ascolterà - questo Ep è un’esortazione a vivere
tutte le esperienze a cuore aperto, senza il timore di dosarsi. È sentirsi
liberi di essere fragili, ma anche di ridere senza motivo o di ballare in
camera da soli.
Qual è la
canzone all’interno dell’album che ti sta più a cuore?
Sono molto
affezionata a “Non mi lasciare d’estate” perché è stato il mio primo singolo,
nonchè il mio primissimo passo. È un brano che tratta il tema della solitudine,
ma lo fa raccontando la fine di una storia d’amore. Secondo me è anche un po’
tragicomico.
Potremo
ascoltare i pezzi del tuo nuovo disco dal vivo nei prossimi mesi?
Mercoledì 24
gennaio mi esibirò dal vivo, in duo acustico, al circolo Blow Up di Padova.
Suonerò tutti i brani dell’Ep e qualche nuovo inedito. Sarà un concerto molto
intimo, ma proprio per questo ancora più speciale.
Come ti
descriveresti in 3 parole?
È sempre difficile
riassumere, ma direi: nostalgica, scomposta e paranoica.
Quanto sono
significativi per una cantautrice gli stimoli culturali?
Moltissimo. Ogni
cosa che mi circonda può essere una fonte d’ispirazione, basta saperla guardare
nel modo giusto. Per esempio, le storie dei libri e dei film mi toccano in modo
particolarmente diretto: sono uno spunto per ragionare sulle relazioni che
abbiamo con le altre persone e, più in generale, sulla realtà. A me poi fa bene
staccarmi dal mio punto di vista e immedesimarmi in quello di altri, perché
riesco a cogliere alcuni lati che spesso mi sfuggono e anche ad essere più
lucida, per quanto i sentimenti non siano di certo una materia scientifica.
Per
concludere, quali sono le canzoni che non possono mancare nella tua playlist
durante un viaggio on the road?
Io sono una
creatrice seriale di playlist. Non a caso, nella mia playlist da viaggio ci
sono: The Weight di The Band, Pink Moon di Nick Drake, For What It’s Worth dei
Buffalo Springfield e Into the Mystic di Van Morrison. Queste più che altro,
vista la loro data di pubblicazione, sono canzoni per un viaggio nel tempo.