In questa intervista, esploreremo l'eclettica creatività de "L'Iperuranio" e il suo ultimo singolo "L'andirivieni". Scopriremo come il cantautore triestino riesce a far emergere l'ironia attraverso la sua musica, anche quando affronta temi profondi come la tecnologia invadente e la ricerca di significato nella vita moderna.
Più che un messaggio è una raccolta di fotografie fuori fuoco. I soggetti di queste foto sono essenzialmente due: l’umanità che sta autodistruggendosi e io che provo a vivere la mia vita prendendone atto e cercando di non seguire la corrente.
Tutto è partito dalla parola andirivieni che mi è uscita spontaneamente sulla musica che avevo già registrato.
Da buon boomer, non una canzone, semmai un disco (o due). Direi gli album “La descrizione di un attimo” dei Tiromancino e “Metallo non metallo” dei Bluvertigo. Due dischi italiani in italiano, con dei testi molto evocativi e ben scritti e dove le chitarre si mischiano perfettamente all’elettronica. Sono i due elementi su cui si fonda il mio gusto musicale.
Pigro. Ironico. Arguto.
Sono importanti quanto altre cose. Io per primo uso come pseudonimo un concetto che proviene dalla filosofia classica e uso citazioni dirette o indirette di autori di ogni epoca e di arti diverse. Il tutto poi si mischia col mio pensiero personale, le mie suggestioni e con le ispirazioni che trovo nella vita di tutti i giorni, mia o degli altri.
Vecchissimo, pigrissimo ma ancora con la voglia di tirar fuori le mie cazzate e darle in pasto a chi vorrà ascoltarle, leggerle o vederle.
Ho oltre 1600 canzoni salvate su spotify e ascolto random. Tra quelle che amo trovare di più in viaggio: “This must be the place” dei Talking Heads, “I am the walrus” dei Beatles, “Motorway to Roswell” dei Pixies. Ma ce ne sono tantissime altre, anche molto più recenti...
Il mio prossimo disco è già scritto e pre-prodotto. Tra la fine di quest’anno e il 2024 voglio provare a chiudere tutto e a farlo uscire. Di sicuro ci saranno ancora un paio di singoli nel mentre.